Quando ricevetti come regalo di benvenuto a Shanghai una Seagull 4, andai immediatamente a documentarmi sulla provenienza di questa biottica. Scoprii molti elementi interessanti che da occidentale non potevo conoscere in precedenza come l’importanza di questo marchio nel mercato delle macchine fotografiche Cinesi (Seagull è stato il primo brand di macchine fotografiche in Cina), di come l’azienda sia proprio di Shanghai e che questa precisa macchina che avevo in mano fu fondamentale per documentare gran parte della storia cinese dagli anni 60 agli anni 80. Seagull vuole essere un racconto per immagini, dove la lente della camera diventa un occhio del passato che, catapultato nel XXI secolo, guarda a questo presente, così diverso dai suoi anni, così mutato dal punto di vista culturale ma al tempo stesso così vicino agli obiettivi propagandistici di una Cina potente e gloriosa sia sul territorio sia sulle relazioni con l’estero. Ciò che collega la macchina al fotografo è la sensazione di spaesamento di ritrovarsi entrambi in un mondo completamente diverso: dalla Cina che sorge da una parte e dall’occidente e dalle sue regole, qui messe in discussione, dall’altra. L’unica cosa che unisce i due elementi è sempre e comunque la necessità di raccontare e di affrontare la sensazione di smarrimento collegando il tutto in un grande racconto, senza il filtro dell’opinione. L’obiettivo inquadra una porzione del mondo, la lente mette a fuoco gli elementi essenziali e l’otturatore consente alla luce di imprimere sulla pellicola l’istante, congelando il momento e creandone una storia. Per anni, questa macchina è stata utilizzata solamente da uomini del Partito Popolare Cinese (al tempo, il costo era di uno stipendio mensile di una classe sociale medio/ alta) le immagini che ci tornano da quegli anni sono esclusivamente a fini propagandistici, qualsiasi utilizzo diverso era illecito e soprattutto punito. La decisione di realizzare un progetto sulla Cina nel 2019 con una macchina degli anni 60 è anche la questione del voler includere il valore del TEMPO. Ho preferito raccontare un paese che in questo momento viaggia al massimo della sua velocità e che viene considerato la prima potenza mondiale, con un freno che mi ha forzato a rallentare drasticamente la velocità di realizzazione, obbligandomi a prendere dei momenti di riflessione che risultano sempre più difficili da conquistare al giorno d’oggi. Inquadratura, fuoco, tempi e diaframma, nulla è automatico, tutto è lento e deve essere preciso al millimetro, tutto questo ormai è dato per scontato con l’automazione del digitale. Prendersi il tempo di osservare un mondo che vive oltre il tempo stesso, che lo ha divorato, che non è più capace di rallentare e di ragionare secondo i vecchi schemi di analisi è stato ciò che mi ha permesso anche di vedere la Cina sotto una “lente” diversa.
When I arrived in Shanghai I received a Seagull Film Camera from a very close friend. What I discovered about this camera thrilled me, I was impressed by its history and its value in documenting Chinese History. The brand is the oldest camera factory in China and this camera in particular was used during the first years of 1960 to produce the most of propaganda pictures that we can still see in this years. So I decided to make a project with it. “Seagull” wants to be a narration by images where the camera becomes an eye from the past thrown in the XXI century, looking at China in modern days that is so different from those years but at the same time, so close to the glory that was hoped. The lens tries to see and understand what is happening, wondering within the huge development of Shanghai, but also looking for traditions and the original face of China. The dismayed eye of the camera is, of course, my own eye. I am a Western person, thrown into a complete different culture, only known by what we can see from the other side of the world. The match between the camera and me is the experience of “Being Lost” in a world that is not ours, but you have to narrate it, in one way or another. TIME is also a fundamental issue in this project. Film Cameras need more time to take the frame and the focus than any Digital Cameras, it requires the photographer to be patient, calm and look at the world in a very slow way. We need to take the time to see a world that live beyond it, that exceeds it and will not be able to slow down anymore. This realization has helped me seeing China in a different perspective and make this project (or: this is how this project came to the world).